Storia della città di Mesola

GENESI DI MESOLA

L'origine del territorio su cui sorge Mesola risale all'XI secolo, per opera del deposito alluvionale di rami del Po. Il nome stesso deriverebbe da media insula, cioè l'isola in mezzo a due rami del Po (esistono anche altre ipotesi etimologiche). A metà del XVI secolo quest'area conobbe un notevole interesse da parte dei principi estensi. Tra il 1566 e il 1580 fu attuata una vastissima opera di bonifica di terreni improduttivi ad ovest del territorio mesolano, individuato come punto strategico per il deflusso a mare delle acque provenienti dai terreni bonificati.

La Grande Bonificazione Estense portò all'arginatura del Po Grande e del Volano e alla costruzione di una rete di canali per lo scolo delle acque.

 

IL MISTERO DEL CASTELLO

A conclusione degli ingenti lavori, il duca Alfonso II° d'Este fece erigere un castello e una corte bassa, una muraglia di oltre 12 miglia dotata di 12 torri alte 12 metri e 4 porte, che recintava la riserva di caccia principesca (l'attuale Bosco di Santa Giustina).

Questa complessa struttura aveva probabilmente la reale funzione di protegge la Torre dell'Abate, una chiavica importantissima che regolava il deflusso delle acque provenienti dai territori appena bonificati. Inoltre la città fu con ogni probabilità concepita come futuro porto-emporio fluviale lungo il Po di Goro, per divenire concorrenziale a quelli della Serenissima.

Il castello (opera di M. A. Pasi, 1578-83) presenta una mole massiccia e compatta, a carattere quasi monolitico, alleggerito però da ampie finestre, simmetricamente e regolarmente disposte, dalle eleganti merlature delle torri, che danno l'impressione di svettare nel cielo. Attorno a tre lati, quasi a forma di ferro di cavallo, si sviluppano a corona le basse tettoie adibite allora a scuderie, cantine, abitazioni per il personale di corte e della servitù.

Il castello può sembrare una costruzione militare, ma assolse unicamente funzione di delizia, tipica costruzione delle corti rinascimentali padane, dove sovrani e signori trascorrevano il loro tempo libero deliziandosi fra svaghi, cacce, giochi, passeggiate e spettacoli. Qui, davanti alla Corte Ducale, Tasso recitò i primi canti della Gerusalemme.

Fin dall'inizio la costruzione della cittadina fu avvolta dal mistero e per questo suscitò l'interesse della Repubblica di Venezia, che inviava regolarmente propri periti con il compito di monitorare la situazione. Dalle relazioni di questi appare che la muraglia non aveva la scarpata e che quindi non era una costruzione atta a fini difensivi, ma risultava evidente che stava nascendo una cittadella, forse nuovo centro del potere estense, da cui controllare l'intera pianura ed i traffici commerciali che la interessavano.
Da parte estense si tranquillizzava la Serenissima, dichiarando come le opere edilizie non fossero affatto intese secondo un
'ottica militare, ma semplicemente quale luogo di svaghi principeschi.

I piani di Alfonso II miravano sicuramente a riportare lo stato all'importanza commerciale che aveva ricoperto in tempi passati. La compromessa navigazione dei due fiumi storici dello Stato, il Volano e il Po di Primaro, obbligava il duca a puntare i propri sforzi più a nord, cioè il ramo di Goro.

Il nuovo emporio di Mesola, con una sua fiera e lo sfruttamento del porto di Goro, avrebbe scalzato il predominio commerciale della Serenissima nei traffici fluviali verso l'interno della pianura.

Intuendo il pericolo, essa rispose predisponendo il progetto del taglio del Po presso Porto Viro (1604), che avrebbe insabbiato in pochissimi anni la sacca ed il porto di Goro, mettendo fuori gioco Mesola. I depositi alluvionali del Po di Tramontana, che minacciavano di insabbiare la laguna veneziana, con il taglio sarebbero stati deviati verso sud-est in direzione di Mesola, impedendo così alle imbarcazioni di raggiungerla.
Nonostante l
'opposizione del papa (dal 1598 gli Estensi persero il dominio su Ferrara, che diventò una legazione dello Stato della Chiesa) il taglio si fece. Le conseguenze furono l'interramento del porto di Goro e di Volano, ma anche il danneggiamento della rete scolante della Grande Bonificazione che in breve sarà nuovamente ricoperta di acque stagnanti. Il grande progetto utopico di Mesola subì così un totale abbandono. 

Con il taglio di Porto Viro del 1604 la cinta muraria venne in parte coperta dal terreno alluvionale, mentre la parte rimanente venne utilizzata, prelevando i mattoni, per costruire delle case nella campagna mesolana.

MAPPA DEL 1600
MAPPA DEL 1600

Il Castello Estense di Mesola

Il castello di Mesola fu realizzato da Giovan Battista Aleotti su progetto di Marc’Antonio Pasi, detto Il Montagnana, su progetto dell'ingegnere idraulico e architetto Marcantonio Pasi tra il 1578 ed il 1583 su volere di Alfonso II d'Este, fu utilizzato dagli estensi come dimora durante le battute di caccia nell'attiguo Bosco di Mesola.

Il castello all’inizio, oltre le quattro torri pentagonali merlate agli angoli, ne aveva una al centro, come si vede nel disegno, che in seguito ad un incendio, venne demolita. Si narra che la torre centrale contenesse un orologio d'oro.

Il Castello rimase bene allodiale degli Estensi fino al 1771, quando passò alla casa d'Austria in esecuzione del contratto di matrimonio tra Maria Betatrice Ricciarda d'Este e Ferdinando Carlo d'Asburgo-Lorena. Nel 1785 il papa Pio VI acquistò il feudo dall'imperatore Giuseppe II d'Austria. Seguì la parentesi del controllo francese a seguito dell'invasione napoleonica. Con la Restaurazione, nel 1836 il patrimonio della Mesola ritornò allo Stato della Chiesa che lo cedette all'Istituto di Santo Spirito di Roma. Si aprì una fase di stabilità amministrativa e di moderna gestione economica segnando un progressivo miglioramento nelle condizioni della Tenuta. Nel 1911 il Castello passò alla Società per la Bonifica dei Terreni Ferraresi. Oggi è proprietà della Provincia di Ferrara.

Curiosità: Il costo dell'opera fu di 700.000 scudi; per il Castello furono impiegati 3.236.131 mattoni e per la bassa corte 11.076.056 mattoni. Altri 2.366.903 servirono per la costruzione di altri edifici annessi, come fienili, case, magazzini, stalle.

DELIZIA ESTENSE DI MESOLA
DELIZIA ESTENSE DI MESOLA

BORGO STORICO DI MESOLA

Attorno al castello sorge il caratteristico Borgo Storico, costruito dagli Estensi insieme al Castello, a forma semiottagonale con il porticato e all’interno i vari negozi.

CASTELLO e BORGO STORICO DI MESOLA
CASTELLO e BORGO STORICO DI MESOLA

CHIESA PARROCCHIALE DELLA NATIVITÀ DI MARIA SANTISSIMA

Quando fu costruito il castello di Mesola, non esistendo la chiesa, il duca Alfonso II° d'Este riservò al piano terra un ambiente per il servizio religioso per la popolazione di quel tempo con l'entrata dall'attuale piazza Santo Spirito.

Sarà l'imperatrice Maria Teresa d'Austria, a cui era passata in dote il grande feudo, che ordinerà la costruzione della nuova chiesa, che verrà ultimata nel 1785. Ne fu Architetto il francese Foannon de Saint Loren. Il tempio è dedicato alla Natività di Maria SS.ma. Poi, nell'anno 1794 veniva costruito il campanile per disposizione del Papa Pio VI.

Nel 1857 tutto il Mesolano (Goro, Gorino, Mesola, Bosco Mesola, Ariano Destro) passa dalla Diocesi di Ferrara a quella di Comacchio (a Ferrara era pervenuto appena dal 1819, da Adria).

Appartiene alla Parrocchia di Mesola il Centro agricolo di S.Giustina, fondato dall'Ente Delta Padano ed inaugurato nel 1953. S.Giustina fu eretta a Parrocchia in Maggio 1954 e la chiesa fu consacrata dal Vescovo Mons. Natale Mosconi. Dopo una prima evoluzione e sviluppo il centro diminuì di abitanti, per cui la Parrocchia fu soppressa il 4 Luglio 1986 dall'Arcivescovo Mons. Luigi Maverna.

Alla cura pastorale del parroco di Mesola sono affidati gli abitanti del territorio dell'ex Parrocchia di S.Giustina. 

Il tempio si presenta a navata unica con un ampio coro e un largo presbiterio; pareti e soffitti non sono decorati né affrescati, tuttavia la chiesa ospita alcune pale d'altare e tele del XVIII secolo. Vale ricordare anche la presenza di un prezioso organo a canne, posto sopra il coro, opera di Filippo Fedeli (1795); lo strumento è a cassa unica, in legno, con qualche ornato a intaglio ed è alto circa nove metri.