I bunker n°. 1 e 2 non sono mai stati abitati, ma utilizzati dai ragazzini nel primo dopoguerra per giocarci all'interno fin al 1954 quando con l'innalzamento dell'argine del Po di Goro sono stati coperti di terra e non più visibili, mentre nel n°. 3 all'interno vi era una brandina dove saltuariamente ci dormiva Avanzi Aristide, detto "Sbarazzin", che non aveva una fissa dimora e andava in giro a tagliare la legna alle famiglie, dormendo in questo bunker quando era a Mesola.

Il bunker n°. 6 vicino al Canal Bianco ed ora visibile dalla Romea, strada che allora non esisteva, nel primo dopoguerra è stato abitato da Fonso Romualdo, detto "Fulio", con la moglie Ballarini Rosina e i figli Giuseppe e Romano, non avendo ottenuto una casa dal comune di Mesola, anche se abitante a Goro, allora frazione, diverrà comune autonomo nel 1962, era questa una delle scarse possibilità di avere un tetto sotto il quale dormire.

Il 18 giugno 1952, all'interno del bunker nacque la figlia Paola Nutigarda, come risulta dal registro di anagrafe del comune di Mesola, dove viene indicato l'abitazione in via Scanno, 409/A, un numero di fantasia, non essendo censito il fortino. Fonso Romualdo si presentò in municipio il giorno 19, con due testimoni, essendo analfabeta, mentre il terzo testimone lo fece il Sindaco di allora Veronesi Franceschetti Silmer. Tutta la famiglia tornò poi il 16 febbraio 1962 a Goro ad abitare in una casa, essendo deceduta nel frattempo la signora che vi abitava.

BUNKER DI VIA SCANNO SUL CANAL BIANCO
BUNKER DI VIA SCANNO SUL CANAL BIANCO

Il bunker n°. 9 rimane diviso dal confine fra due proprietari. Nella parte destra è ancora visibile il portalampada originale alimentato allora da un generatore di corrente e i cardini della vecchia porta in legno. Il proprietario di questa parte, Scarpa Carlo, nel 1945 abitava con i genitori a Santa Giustina, racconta che venuto a Mesola per trascorrere un giorno con i nonni nella casa vicina al bunker, nella notte, svegliato da un forte rumore e una luce molto intensa di un bengala lanciato nel cortile da un aereo degli alleati, vide arrivare due soldati tedeschi preoccupati, che chiesero di portare il bambino al sicuro con loro nel bunker. Probabilmente gli alleati non individuarono il bunker fra le case e non vi fu alcun bombardamento, però Carlo ricorda ancora la luce intensa del bengala e la notte trascorsa a dormire all'interno del bunker insieme ai soldati tedeschi.